martedì 19 aprile 2011

Siamo schiacciati come sardine in una scatoletta di tonno

Salve popolo!
Scrivo questo post mentre guardo una versione cinematografica del "Don Giovanni" di Mozart (libretto di Da Ponte) e chatto con un mio amico, ergo, non so cosa ne potrà mai venire fuori.
No, più che altro stavo pensando a questo "Don Giovanni": all'università e a scuola ti spiattellano la trama in tre parole. Della serie:
"Don Giovanni è un libertino che abusa di Danna Anna e le uccide il padre. Una sera mentre Don Giovanni sta cenando arriva lo spirito del Commendatore, padre di Donna Anna che lo porta al cimitero e gli impone di pentirsi dei peccati che ha commesso in vita. Don Giovanni si rifiuta più volte e per questo il Commendatore lo spedisce dritto dritto all'inferno".
Data la cortezza della trama una persona normale (o almeno io), pensa che la suddetta opera non duri molto, massimo un'ora e mazza, poi va a leggere la durata della trasposizione cinematografica di cui sopra. 176 minuti. BOIA! Comunque i 55 minuti che ho visto fin'ora sono veramente degni di nota e soprattutto, finalmente, sono riuscita a farmi un'idea del che avevano partorito le menti di Mozart e Da Ponte.
Don Giovanni: strano personaggio. Libertino, direi quasi incapace di provare una qualche specie di sentimento umano, ricco signorotto a cui basta solo chiedere per ricevere ed al sopra ogni cosa ha un grandissimo pregio che me lo rende simpatico: è coerente. Finisce all'inferno pur di non rinnegare quello che ha fatto in vita, non si pente di ciò che lo ha reso felice nonostante non sia moralmente corretto, quindi, ha tutta la mia stima. Data la sua dote, che, a quel che vedo in questo fazzoletto di terra che solitamente frequento, scarseggia, mi sento di poter dire che dovrebbe esserci un numero maggiore d'individui del genere.
Non so cos'altro scrivere, quindi mi congedo (anche perchè sennò perdo totalmente il filo del film).
-E-

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