Salve popolo!
La stancuria (no, non ho sbagliato a scrivere) si è impossessata di me, senza contare il litro di birra che sta liberamente scorrendo nelle mia vene; Ne approfitto per riciclare un'altra recensione: Tutto su mia madre di P. Almodovar.
Tutto su mia madre (1999), primo capitolo di una trilogia che Pedro Almodovar dedica alla figura della donna i cui altri titoli sono Parla con lei e Volver.
Tutto su mia madre è la storia di Manuela(Cecilia Roth), giovane infermiera che assiste alla morta del figlio Esteban(Eloy Azorin), investito da una macchina il girono del suo diciassettesimo compleanno, lasciando incompiuto un breve racconto su di lei da cui il film prende il titolo.
Manuela tornerà a Madrid, città da cui era scappata per colpa del marito Esteban/Lola(Toni Cantó), transessuale dal carattere estremo che ha “il peggio dell'uomo e il peggio della donna” a cui vuole raccontare del figlio.
A Madrid ritroverà l'amica Agrado (Antonia San Juan), chiamata così perchè per tutta la vita ha cercato di rendere la vita gradevole agli altri, anche lei transessuale; incontrerà Rosa (Penelope Cruz), suora laica rimasta incinta e siero positiva dopo un rapporto con Lola.
Manuela si metterà a lavorare per Huma(Marisa Paredes), attrice lesbica che sta portando in Tournee “Un tram che si chiama desiderio” (Tennesee Williams), rappresentazione a cui Manuela ed il figlio Esteban avevano assistito la sera della morte di lui. Huma, che nella commedia interpreta Blanche, ha una complicata relazione con la giovane eroinomane Nina(Candela Peña), sua co protagonista nella parte di Stella.
Le figure maschili sono quasi totalmente assenti, fatta eccezione per il giovane Esteban, la cui presenza sarà costante dall'inizio alla fine, e se ci sono non si dimostrano affatto forti: il padre di Rosa è malato di Alzaimer, Lola è sieropositivo, i due tecnici del teatro in cui lavora Huma sono totalmente sopraffatti dalle decisioni di lei e delle altre protagoniste che orbitano in quella sfera. Per esempio quando Nina è “fatta come una zampogna”, quindi impossibilitata a recitare, è Huma che prende la decisione di farla sostituire da Manuela, che aveva già interpretato quella parte nella sua compagnia di dilettanti argentina; oppure ricordiamo la sequenza in cui Agrado sale sul palcoscenico, annunciando l'annullamento dello spettacolo, perchè Nina e Huma non si possono presentare, iniziando poi a raccontare al pubblico la storia della sua vita terminando dicendo “una è più autentica, quanto più somiglia all'idea che ha sognato di se stessa”.
Quello di Almodovar è un film dove il colore rosso può essere definito come un personaggio a se: Rosso è il cappotto che indossano Mauela e Rosa, il divano in casa loro, i capelli di Agrado, Lola e Huma, il sipario del teatro. Rosso è il cuore di Esteban, il suo sangue, donati, per salvare la vita ad un altro uomo. Rosso è il colore dell'amore, quello di una madre come quello che Huma prova per Nina, e delle passioni erotiche che sono parte del primo mestiere di Agrado (la prostituta).
Almodovar nella pellicola cita esplicitamente due opere che non possono non influenzare direttamente la trama: “All about Eve”(Joseph L. Mankiewicz, 1950),distribuito in Italia col titolo “Eva contro Eva”), e “un tram chiamato desiderio”.
Manuela interpretava Stella in “un tram che si chiama Desiderio”, Lola faceva Kowalsky. Manuela come Stella scappa dal marito con suo figlio. E' dopo aver assistito alla reppresentazione del dramma di Tennesee Williams che il giovane Esteban muore. “Un Tram che si chiama desiderio ha segnato la mia vita”, dice Manuela ad Huma.
“All about Eve” non è solo un elemento di riflessione sul titolo della pellicola di cui stiamo trattando. Manuela si mette al servizio di Huma come aiutante come fece Eva (Anne Baxter) con Margo Channing (Bette Davis); inoltre dopo aver interpretato la parte di Stella al posto di Nina quest'ultima le chiede spiegazioni, spalleggiata da Huma. Queste sono solo due occasioni in cui il film di Almodovar è speculare a quello di Joseph L. Mankiewicz.
Tutto su mia madre si chiude con la dedica del regista, la quale recita così:
“A tutte le attrici che hanno fatto le attrici, a tutte le donne che recitano, agli uomini che recitano e si trasformano in donne, a tutte le persone che vogliono essere madri. A mia madre”. In Tutto su mia madre Manuela, Huma, Rosa, ogni protagonista recita una parte.
Manuela finge d'essere una donna forte, si chiude nella sua condizione perenne di madre e sorella accudendo Rosa durante la gravidanza, adottando il bambino di lei. Huma per vivere fa l'attrice ma come donna “è tutta sbagliata” come dice Manuela tramite le labbra di Rosa. Agrado, nonostante sia un personaggio fisiologicamente doppio, è l'unica che non finge, è sempre se stessa, dice quello che pensa e lo fa tanto davanti agli spettatori del teatro quanto in una sua conversazione con Nina cercando di convincerla che l'eroina non vale quanto l'amore che Huma prova nei suoi confronti.
Tutto su mia madre è un film simmetrico: Esteban è il vero nome di Lola, i suoi due figli nati rispettivamente da Manuela e Rosa si chiamano come lui. Manuela scappa da Barcellona e da Lola, per poi tornare dopo la morte del figlio, fuggire nuovamente con il bambino di Rosa, ed in fine tornare dalle due amiche Huma e Agrado.
La prima sequenza mostra la morte di un uomo e il procedimento per la donazione dei suoi organi, di cui Manuela si occupa non sapendo che la stessa sorte spetterà poco dopo a suo figlio, la cui morte, avvenuta alla fine della rappresentazione di “un tram che si chiama desiderio”, viene annunciata da uno scampato tamponamento prima dell'entrata in teatro, la sera del suo compleanno.
Tutto su mia madre è un'introspezione sui temi della sessualità (uomini che diventano donne, donne che amano donne, madri senza figli), del trapianto di organi, sui ruolo dell'attrice sulla scena e nella vita (Manuela nella sequenza in cui dice ad Huma di essere in grado di sostituire Nina dice di saper improvvisare e mentire molto bene), ma soprattutto è un affresco di colori brillanti che narra una storia di donne qualunque, unite dal filo rosso del destino, un filo rosso chiamato Esteban.
Mi congedo.
-E-
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