domenica 31 luglio 2011

Non sono io che cerco guai: sono loro che trovano me

Salve popolo!
L'altro giorno ho rivisto per la 101° volta "The Wall" di Alan Parcker.
Mentre stavo rendendo edotto un mio collega delle mie interpretazioni ad una data sequenza del film ho detto una cosa che mi ha colpito: "I soli cercano la solitudine".
Oggi ci ho ripensato e mi sono messa ad ascoltare due pezzi di Gaber: "I soli" e "La solitudine".





Ovvio che riflettendo ulteriormente sull'argomento non sono riuscita ad arrivare ad una conclusione logica.
Sarebbe simpatico potersi classificare in categorie ben definite per poter dire "Io sono una persona facente parte dell'insieme dei soli", "io faccio parte di quello degli estroversi", "io dei timidi", "io degli stronzi", "io dei buoni" e vivere coerentemente con se stessi e con gli altri. Invece i nostri insieme si intersecano l'uno con l'altro facendo si che il nostro essere si trasformi tutte le volte che siamo a contatto con persone diverse in momenti diversi;
Ieri sera, infatti, mi è capitato, per la prima volta di trovarmi nell'insieme dei "tristerrimi" con un mio conoscente, mentre di solito in sua presenza mi trovavo in quello degli "allegri"; non vo nascondo che la cosa mi ha alquanto sorpreso ma tralasciamo i particolari.
Altre volte sono nell'insieme dei "timidi" quando sono in presenza di estranei, altre volte tiro fuori il lato oscuro della forza che è in me, il quale mi rende addirittura logorroica e rompipalle.

Per chiudere (e non dico niente di nuovo) ho siamo tutti una maschera oppure aveva ragione il vecchio Gigi quando diceva "Ogni realtà è un inganno" nel romanzo Uno, nessuno e centomila".

Faccio notare che ho iniziato da un punto per finire tutto da un'altra parte con un discorso che non ha nè capo nè coda.
Mi congedo con Gaber.



-E-

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