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sabato 22 giugno 2013

“Brando: Carcassa Integrazione” – L’omicidio non è mai stato così “in sicurezza”


Cosa accadrebbe se un operaio decidesse di passare da vittima del sistema a carnefice dei suoi superiori? Potrete scoprirlo seguendo le vicende di Brando: carcassa integrazione, il 25 giugnodirettamente su Youtube. Questo piccolo gioiellino del web, prodotto grazie ai contributi di Bad Ram Studio, Clemuerte & Gelly Industrie e Radio Spin Prato, riesce a raccontare, con un sottilissimo black humor, il dramma della crisi che ormai da qualche anno rimbomba sui titoli dei giornali e nelle parole di cronisti ed esperti del settore. Se all'inizio Brando sembra una solare commedia che indaga sul rapporto fra media e vita reale, subito dopo si tinge dei cupi colori notturni, compiendo la metamorfosi verso lo Slasher (o meglio verso una parodia di quest'ultimo), tutto questo apprezzabile anche nella partitura sonora, composta nella prima parte da un'allegra ma anonima melodia, nella seconda dalla graffiante musica dei RunOver, dei Rookies77 e Claudio Brambilla. 
B movie di buona levatura, Slasher commedy all'italiana, comunque li vogliate definire i venti minuti in cui si snodano le vicende di Brando sono sicuramente ben spesi, soprattutto per l'alto livello dei tecnici, quali operatore, direttore della fotografia e montatore, che sono riusciti, grazie alle loro maestranze, a rendere un po' più leggeri i dialoghi, che a volte risultano un po' troppo lunghi e pesanti, anche se mai banali. In conclusione: cosa accadrebbe se un operaio decidesse di passare da vittima del sistema a carnefice dei suoi superiori? Il risultato sarebbe proprio quello proposto in Brando dal regista Andrea Rapallini e dagli sceneggiatori Lawrence Clemuerte e Uncle Gelly: una vendetta attesa, voluta, eccitante e frizzante, ma che come ogni vendetta ha una sua conclusione, e questa,per Brando, forse risulta un po' amara. Insomma, vi ho stuzzicato la curiosità? Allora non vi resta che aspettare il 25 Giugno, direttamente sui migliori computer con accesso ad Internet: Brando: Carcassa integrazione. Mi raccomando, indossate il casco di sicurezza.


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domenica 2 dicembre 2012

Marfa Girl: favola di periferia


AdamBenvenuti a Marfa. Qua non c'è niente, solo deserto ed erbacce secche. Chi ci vive cerca d'evadere come può da una noia asfissiante e pervasiva. Chi ci vive non prova mezze emozioni, deve sempre spingere il pedale dell'acceleratore. Qui vivono anime in cerca d'autore. Ecco a voi "Marfa girl", ultimo film di Larry Clark, vincitore del Marc'Aurelio d'oro in quest'ultima edizione del Festival del cinema di Roma. Fischiato e criticato Marfa Girl è un film estremo; Clark ci ha abitutati così e non delude le aspettative. Il paesaggio così asettico della cittadina Texana permette un'indagine approfondita sui personaggi che si raccontano l'un l'altro le proprie fissazioni, senza inibizioni di nessuna sorta: si va dal sesso alle droghe passando per l'amore verso gli animali e la voglia di scappare. Filo conduttore della vicenda è il sedicenne Adam, figlio di un messicano e della lattea Mary, madre affettuosa e altruista. La loro abitazione è circondata da artisti teneri ma spiantati: ragazzi che suonano in una band ma l'unico concerto che fanno è in un garage, una ragazza madre di ventitré anni con la velleità di diventare ballerina che instaurerà una relazione clandestina con Adam, una cantante che usa la sua voce per curare le persone. Ed infine c'è lei: Marfa girl, una ragazza senza nome arrivata in città grazie ad un contratto con una fondazione d'arte locale. Figlia di hippie è stata educata all'amore libero, che tra l'altro pratica senza nascondersi, sarà la mentore di Adam per quanto riguarda la sua neonata vita sessuale. Altri personaggi, che però abitano lontano da questa congrega d'artisti, sono Inez, la vera fidanzatina di Adam (anche se il padre di lei non vede di buon occhio questa relazione), e i tre poliziotti di frontiera tra cui spicca Tom, il bad boy della situazione, che sembra cattivo ma in realtà è solo profondamente disturbato. Il rapporto fra i personaggi è scandito dai temi che vengono toccati di volta in volta, organizzati in modo molto ordinato come se Clark aprisse in sequenza delle finestre poste una accanto all'altra (c'è quella dei bambini, sugli animali, sulle droghe....etc etc). La "fisicità" stilistica del racconto ricorda per certi versi "Crash" di Cronemberg spinto all'estremo anche dall'uso della macchina da presa perennemente in movimento, sporca e granulosa come il paesaggio. Stupisce la bravura degli attori dilettanti selezionati per partecipare al film, su tutti Marfa girl e Tom, profondi ed eccessivi fino alla fine. La particolarità di questo film non si smentisce anche per quanto riguarda il processo distributivo, in quanto non verrà proiettato nei cinema ma sarà acquistabile sul sito di Larry Clark per la modica cifra di 6$ (meno di un biglietto del cinema), rendendo l'arte fruibile a tutti in questi tempi di crisi. Infine un personalissimo appello a coloro che hanno fischiato il film: se non capite una cosa non vuol dire che è brutta e non meritevole del vostro rispetto, se siete troppo moralisti per una scena di sesso o troppo spaventati dall'esterno per conoscere uno stralcio di vita a cui non siete abituati, se volte raccontarvi ancora delle favole andate a vedere "Amore 14", l'arte ha bisogno di chi ha voglia di capirla.
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sabato 17 novembre 2012

Il Giardino di Papaveri: Passato e futuro secondo Miyazaki


Dal Giappone con amore è arrivato anche in Italia l'ultima fatica di Gorō Miyazaki: "La Collina di Papaveri". Dimenticatevi le ambientazioni fantastiche de "I racconti di Terramare" e tornate sul pianeta terra nell'anno 1963, quando il paese del sol levante si stava preparando per le imminenti Olimpiadi, cercando di riprendersi dal disastro della bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki e dalla più recente Guerra di Corea. Questi due eventi, anche se lasciati sullo sfondo, il primo mai nominato addirittura, sono palpabili, perfettamente percepibili, come se da un momento all'altro potesse accadere qualcosa di orribile. Difatti qualcosa accade, non nel macro, ma nel micro mondo della dolce Umi Matsuzaki, una ragazzina di 16 anni orfana di padre (capitano di una nave andata a fondo durante la Guerra di Corea). Angelo del focolare e aiutante preziosa nella gestione dell'ostello di famiglia, Umi aspetta. Aspetta il padre che non farà mai ritorno, alzando ogni mattina le bandiere che dovrebbero guidarlo a casa; aspetta la madre, professoressa andata in America per motivi di studio. Aspetta l'ora di alzarsi, di preparare la colazione al resto della famiglia, d'andare a scuola, di tornare a casa e di nuovo quella di preparare la cena. Vive ogni giorno ripetendo la sua rassicurante routine, senza sapere che ciò che sta aspettando passa ogni mattina davanti a casa sua. Shun Kazama, un altro ragazzino di 17 anni, viene accompagnato al porto ogni mattina dal rimorchiatore guidato dal padre adottivo per poi andare a scuola in bicicletta. I due si incontrano, fanno amicizia, si innamorano e scoprono di essere fratello e sorella. Bel dramma per un'adolescente che ha incontrato il primo amore. Ma come ogni dramma che si rispetti i conflitti di cuore vanno superati in favore di una causa più grande: Per rendere più bella la città di Tokyo e dintorni (la storia si svolge a Yokohama) il "Quartier Latin", catapecchia adibita a sede dei club studenteschi, deve essere abbattuto in favore di una costruzione nuova di pacca. Il 20% degli studenti è contrario e lotta contro la distruzione di quell'edificio storico in quanto, come di che Shun durante un'assemblea studentesca, non è possibile pensare di costruire un futuro se si dimentica il passato (con i suoi errori/orrori). Detto da lui, che non ha un passato, che non sa da dove viene e chi sono i suoi genitori biologici queste parole suonano molto più potenti (chi può apprezzare l'importanza del passato quanto qualcuno che non conosce il suo?). Mossa da questo incontro e dalla passione vista negli occhi di tutti i ragazzi del "Quartier Latin" Umi abbandona un po' la sua vita casalinga; è stanca d'aspettare e decide d'agire aiutando nella restaurazione dell'edificio, per far sorgere dalle rovine del vecchio un nuovo e più splendente mondo,costruito collettivamente da quella generazione piena di speranze nata subito dopo i disastri della guerra. A quasi due anni dalla devastazione dello Tsunami che nel marzo del 2011 colpì il Giappone, portato alla catastrofe nucleare che tutti noi conosciamo, questo film appare come un dolce incoraggiamento ad un popolo che ha sempre sofferto le scelte degli alti comandi, anche se ormai sembra essere troppo tardi. La collina di papaveri nominata nel titolo non si vede mai: c'è una collina ma non sembrano esserci papaveri, coperti dal cemento del progresso, il quale incurante di ciò che c'era prima chiede di fare bella una Tokyo sporca e decadente, dove non ci sono papaveri.

-E-

mercoledì 26 settembre 2012

At Any Price: il prezzo dell'anima

Salve popolo!
La vostra Elizabeth è tornata dalle vacanze mentali con una nuova recensione e spera (ovvero spero) di riattivarmi presto con cose un po' più Bucomentalentose. Per ora buona lettura.

Più che di anima di una persona Ramin Bahrani sembra prendere una tipica famiglia di moderni contadini americani come campione di una Nazione che ha perso il senso dell'orientamento, in cerca di risposte e bisognosa di riporre la propria fiducia in qualcuno, ma chi? I Whipple sono una famiglia di agricoltori composta da quattro persone: Henry Whipple (interpretato da un meraviglioso Dennis Quaid) il capofamiglia, Grant Whipple il figlio maggiore, Dean Whipple (Zac Effron) il minore e Irene Whipple (Kim Dicken) la madre. Henry è un piccolo omino insignificante che, ad ogni costo, vuol far sopravvivere l'azienda di famiglia passandola ad uno dei due figli. Inizialmente punta tutto su Grant che però decide di scalare una montagna in Argentina prima di tornare a casa dal College, così Hanry è quasi costretto a ripiegare su Dean, ma anche lui non ne vuole sapere: Dean vuole diventare un pilota e alla faccia del padre, che non ha mai creduto nelle sue possibilità, riesce a trovare uno sponsor ed esordisce su una vera pista; fallisce, o forse vuole farlo. Dean è sospeso fra il voler scappare da quella cittadona dell' Iowa cui dice essere intrappolato e il non voler deludere il padre, come se il suo reale intento fosse prendere il posto di quel fratello assente ma perennemente citato, una presenza mistica e asfissiante, come quella di un fantasma. Dean decide di schiantarsi contro un albero, forse per umiliazione della gara persa o per paura di diventare uomo, un uomo diverso dal padre, ma fallisce anche lì andando a letto con l'amante di Henry ("sei come tuo padre" lei dice). Intanto Henry è indagato per aver ripulito semi geneticamente modificati e rischia di perdere tutto quello che i suoi antenati avevano conquistato con il sudore della fronte e che lui doveva solo mantenere semplicemente guidando un trattore.
Tanti i temi che Ramin Bahrani ha trattato in questo suo ultimo lavoro, dal rapporto familiare al sogno americano ma una cosa è così ben percepibile come se fosse possibile vederne la bandiera in sovrimpressione: Gli Stati Uniti d'America. Cultura, contraddizioni, orgoglio patriottico di una nazione che si sta leccando le ferite da 11 anni. Tutto questo riassunto magistralmente in una sequenza dove tutti i Whipple, insieme ai concittadini, cantano l'Inno Nazionale prima della gara che permetterà a Dean di accedere, per la prima ed ultima volta nella sua vita, ad un circuito automobilitico professionale, come se fosse l'ultimo slaccio prima della caduta del Sogno. At Any Price è un film sull'America per gli americani in cerca d'autore, quelli che vogliono crescere ed evolversi ma ne hanno paura, perchè solo "fuggendo" si trova l'identità (come Grant e la fidanzata di Dean); il monito finale è gelido e cinico perchè i nostri protagonisti ottengono quelli che vogliono (o che hanno paura di perdere) rimanendo in stasi, la vita continua ma loro sono imprigionati in una foto di famiglia che deve rimanere unita a qualsiasi costo, anche di una vita.

Mi congedo
-E-

mercoledì 5 settembre 2012

“Superstar”: critiche ed autocritiche di Giannoli

Avere un lavoro normale, un piccolo e poco visitato appartamento, qualche amico, una routine che fa scorrere le giornate in tranquillità, non cercare e non creare guai: ecco quello che ha perso Martin Kazinski (Kad Merad) quella strana mattina in cui è diventato famoso. Benvenuto, popolo multimediale nel grottesco mondo di "Superstar"(Xavier Giannoli, 2012, Francia), film presentato in concorso alla 69° edizione della mostra internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Preparati a vederti in faccia, nota come segui le mode e come sei pronto a scimmiottare il tuo nuovo eroe, facendo perdere ad un gesto o ad una sua frase qualsiasi significato.
Preparati ad essere criticato, perchè Xavier Giannoli con questo suo ultimo lavoro non è affatto tenero: ti ritrae acefalo, pronto a odiare colui che un attimo prima osannavi come il nuovo messia di un'epoca apparentemente senza Dio, ma dove in realtà ce e sono molti, ed ognuno di loro incanala il tuo pensiero; questi Dei pagani sono i Media, o meglio, coloro che li gestiscano come i giornalisti Fleur Arnaud (Cécile De France) e Jean-Baptiste (Louis-Do de Lencquesaing), due facce diverse della stessa medaglia, entrambi ambiziosi ma la prima con qualche scrupolo in più del secondo in quanto decide di cambiare vita; non a caso i suoi capelli cambiano di colore, passando da un rosso sangue a un biondo etereo (Gannaroi deve aver ascoltato Gaber, quando in "Io, se fossi Dio" definisce i giornalisti "Cannibali, necrofili, deamicisiani, astuti/ E si direbbe proprio compiaciuti").
Ridi spettatore, là dove c'è poco da ridere, in un film dai toni cupi, dalle luci fredde, che non si vergogna di criticare te e il suo mezzo di pubblicità principale. Ridi, quando vedi i tuoi alter ego puntare il telefonino verso un impaurito Martin Kazinski che rifugge la fama come la lebbra.
Superstar
Ridi, quando sempre Martin Kazinski inizia una surreale conversazione con un produttore che non crede al suo voler restare nell'anonimato. "Superstar" è un film di riflessione, amaro e originale che mischia diversi stili di ripresa, da quello televisivo a quello che usiamo noi comuni mortali quando inseriamo su youtube i nostri filmini fatti con cellulare, ma è il linguaggio cinematografico di Giannoli a svelare i misteri dei "dietro le quinte", come se il Cinema, quello con la "C" maiuscola, fosse ancora in grado d'aiutarci a capire il mondo.
Alla fine della pellicola resta solo una fredda domanda, che contiene tutto e niente, la stessa domanda che Martin Kazinski ripete come un fioretto dall'inizio alla fine del film: " Pourquoi?".

mercoledì 9 maggio 2012

Basta: io mi do all'ippica...

Salve popolo!
Dopo millemila anni anche Elizabeth è tornata alla riscossa (cori di "NOOOOOOOOOOOOOOOOO" in sottofondo).
Stavo pensando: se l'unico essere vivente a cui esterno il mio affetto è il mio cane (per giunta femmina) significa che soffro di zoofilia? Promemoria per me "meditare su questo punto".
Domani il duo malefico ElizabethVane si riunirà per confabulare del vostro futuro, sappiate che potrebbero esserci delle sorprese.

Siccome vi ho rotto tantissimo le scatole su "The Avengers" mi pareva giusto spiattellarvi anche la recensione, reperibile su questo blog:
Il Foro di Moore

Mi congedo così, senza neanche salutare, perchè oggi la prematurazioe della supercazzola non è abbastanza antani per i miei gusti.

-E-

PS: Scusate l'aggiunta ma questa è la riprova che l'amore fa male LEGGETE QUI

mercoledì 4 aprile 2012

Edward Cullen è un vampiro catarifrangente

Salve popolo!
Oggi non c'ho voglia di scrivere, quindi vi spiattello una recensione/analisi/compitino d'esame su "10 Inverni"(Valerio Mieli, 2009, Italia).



“Drama is life with the dull bits cut out” Alfred Hitchcock

Genere a parte, non so se il “Maestro del brivido” collegherebbe questa citazione al film “Dieci inverni”, esordio cinematografico di Valerio Mieli che oltre a dirigerlo ha anche scritto il romanzo da cui è tratto.
Per essere un debutto Mieli può vantare una co-produzione internazionale Italia-Russia che gli ha permesso, oltre che l'accesso ai finanziamenti pubblici, l'utilizzo di ambientazioni fra le più belle del mondo quali Venezia e Mosca.
Mieli ci racconta la storia d'amore fra Camilla e Silvestro nell'arco di dieci momenti casuali, ma tutti nella fredda stagione invernale, ora veneziana, ora moscovita, dove le tensioni, il caso e la paura di crescere di entrambi avranno il sopravvento, paralizzando, o meglio congelando, il loro futuro insieme.
Ma perchè tirare in ballo le parole di Hitchcock? “Dieci inverni” si basa sulla figura dell'Ellisse, elimina, cioè, dal tempo del racconto tre delle stagioni che ci sono in un anno per mostrarci solo gli inverni, come se i due protagonisti vedessero la loro relazione come qualcosa di morto ancor prima di iniziare. Nonostante questa volontà di tagliare le parti "inutili" (quelle dove Silvestro e Camilla non sono insieme) ci sono due incontri mancati, due tempi morti non eliminati dalla narrazione che sembrano voler ulteriormente rimandare l'avvicinamento dei due. L'Episodio VI del Gennaio 2005 si svolge al mercato del pesce: è una breve scena affidata al gioco di sguardi dei protagonisti che non si vogliono incontrare. L'anno precedente Camilla aveva cessato brutalmente la convivenza con Silvestro; mentre lui si allontana dalla casa una dissolvenza incrociata trascina lo spettatore nel realistico e affollato ambiente del mercato. Silvestro viene isolato in un campo lungo, ha una giacca rossa che nel seguente primo piano lo fa quasi confondere con delle tende, dello stesso colore, quasi a volerne sottolineare l'espressione; elementi scenici verticali, come colonne e pali, lo fanno sembrare imprigionato mentre si avvicina al banco dove comprerà il pesce. Nel successivo primo piano sembra ancora imprigionato mentre alza lo sguardo e cambia imporvvisamente espressione. La seguente soggettiva mostra Camilla, anche lei con una giacca rossa. Lui continua a guardarla ma si ritrae per sfuggire all'incontro. Camilla che ha avvertito d'essere osservata si gira e lo vede. Entrambi pagano frettolosamente e scappano via. Ma anche Camilla, nell'ultima inquadratura della scena è imprigionata da degli elementi verticali, come se entrambi non riuscissero ad evadere dalla rispettiva rabbia che li ha fatti precedentemente separare.

Contrariamente a questo l'episodio IX (Gennaio 2008”) mostra uno spazio aperto e poco affollato, di una Venezia stranamente silenziosa, valorizzata dal grandangolo della macchina da presa e la profondità di campo che ne deriva. Una campo lunghissimo abbraccia un edificio storico, Silvestro è seduto su una panchina alla sinistra dello schermo. Alza lo sguardo e sorride. L'inquadratura successiva è un mezzo busto di Camilla che sta facendo Jogging; annche lei sorride mentre guada (a quanto pare) verso Silvestro. In realtà l'edificio li separa, non riescono a vedersi. L'unica cosa che condividono è lo sguardo sorridente verso un frate che sta portando un abete fermatosi a riposare. Mieli gioca su azioni di soggettiva dei personaggi che sembrano guardarsi a vicenda dall'orientamento di sguardo.
I toni in entrambi gli episodi sono crepuscolari, presentano elementi di disturbo che impediscono l'incontro fra i due (altro esempio è l'episodio VIII, quando i due sono separati visivamente da un tronco d'albero), che comunque anche nelle altre sequenze sono vicini solo per brevi istanti per poi separarsi bruscamente (Episodio VII durante il ballo del matrimonio di Ljuba). Solo alla fine i due riusciranno a mettere da parte le paure e ad avvicinarsi, ma questo coincide con l'allontanamento della macchina da presa, quasi fosse un ospite non gradito che ha compiuto il suo compito di mostrare le parti interessanti di questa anti-love story.

Mi congedo.
-E-

venerdì 30 marzo 2012

"Accidenti ai Tappi", disse lo Stappa Bottiglie

Salve popolo!
Stasera non ho voglia di scrivere nulla perchè l'Antani non è abbastanza prematurato (che tristezza). In compenso voglio aggiornarvi su un evento FB molto interessante.

Whedon Month 2012


Avete mai visto "Buffy the vampyre slayer"? Lui l'ha creata. Avete apprezzato "Toy Story" (se non lo avete fatto Yoda vi punirà)? Lui è uno di quelli che l'ha scritto. E' l'autore di "Dr. Horrible's sing- Alog blog" (film su cui tra l'altro rischio di fare la tesi :D ) e del prossimo colossal targato Hollywood/Marvel "The Avengers".
Per maggiori info Wikipedia è sempre a portata di mano .

Mi congedo con una clip della puntata "Once More, with feelig" di Buffy (uno degli episodi diretti da Whedon tra l'altro).


-E-

venerdì 27 gennaio 2012

VINCERE, E VINCEREMO!

Salve popolo!

Recensione's time.

Vincere

Siamo in una piccola stanza piena di persone sedute. Il campo è tanto stretto da mostrare solo le teste. In profondità di campo ci sono altri tre uomini seduti col viso rivolto alla folla. Uno di loro sta dando la parola a Benito Mussolini. E' buio. Nessuno è illuminato abbastanza dalla luce proveniente dalla finestra fuori campo. Nessuno tranne Mussolini, il cui volto è tagliato in due da quella luce. La macchina da presa si sposta sul suo primo piano e lo segue mentre si alza e chiede un orologio. Intanto scorrono i titoli di testa. Mussolini riceve in prestito l'orologio e sulla soggettiva di tale oggetto, sulle parole “sono le cinque e dieci”, compare il nome del regista Marco Bellocchio. Il campo si allarga mostrando il pubblico dell'assemblea, poi si restringe sul primo piano di Mussolini che sfida Dio, e ritorna al precedente campo medio. Questi bruschi cambi di campo lo fanno sembrare più grande paragonato a chi lo sta osservando. il suo volto è ancora diviso a metà (e lo sarà per tutto il film). Un altro primo piano e rispettiva soggettiva aumentano quest'impressione, questa volta sono il volto e lo sguardo di Ida Dalser ad essere utilizzati; la quale vede il futuro Duce sopraelevato rispetto alla folla, addirittura pare che emani un'aura luminosa. Inizia così la sfida a Dio, il suono extradiegetico di un orologio pare dilatare il tempo mentre la macchina da presa continua il suo giro nella sala per ristringere il campo ai primi piani, prima di mussolini, poi di Ida, e di nuovo Mussolini: “Il tempo è scaduto: Dio non esiste”. L'uomo ha sfidato Dio e ha vinto, da qui inizierà la sua scalata all'apice del potere per poter continuare a vincere. Quasi a dimostrazione di questo elevarsi verso l'alto dell'ego del personaggio, la seconda sequenza di apre con l'immagine d'epoca (reperite dal regista grazie alla collaborazione con l'istituto Luce) di una ciminiera. La macchina da presa l'aveva inquadrata dal basso, quindi allo spettatore sembra più grande ed imponente. In sovrimpressione il titolo del film: “Vincere”.
Questa sequenza è quasi interamente realizzata con materiale dell'archivio luce (secondo il metodo del Found footage), al suo interno sono riscontrabili anche delle false immagini d'archivio rielaborare come vecchia pellicola (come ). Bellocchio cita Eizenstejn, proponendo un montaggio intellettuale (la ciminiera e il duomo si elevano entrami verso l'alto ma potrebbero anche scontrarsi nella lotta fra modernità e antichità, ateismo e religiosità diffusa) ed i fratelli Lumiere montando all'interno di un'inquadratura del duomo di milano delle finestre video (tecnica dello split screen) contenenti due diversi “Arrivi del treno alla stazione”. Questa overture filmica completamente staccata dal tempo della storia, dove la narrazione si sospende a favore dell'interpretazione simbolica fa però capitolare lo spettatore nella narrazione vera e propria con una domanda: “Chi sono le due modelle che stanno ammiccando alla macchina da presta? E perchè la loro immagine è speculare?” (questo è quello che Roland Barthes chiamerebbe terzo senso).
Tutto il film racconterà la storia di Ida Dalser e della sua volontà di non restare in silenzio, anzi, gridare la verità: Lei è la vera moglie del Duce, da cui ha avuto il suo primogenito: Benito Albino Mussolini, riconosciuto dal padre. La Dalser viene rinchiusa in manicomio, internata a vita, le sono interdette le comunicazioni con l'esterno e soprattutto con suo figlio che verrà affidato ad un fascista, ma alla fine, quando viene riportata in manicomio dopo essere fuggita, i suoi compaesano cercano di proteggerla e di strapparla ai suoi cacerieri, lei in macchina guarda lo spettatore come a volergli chiedere di non dimenticarla o come se volesse fargli capire d'essere riuscita a spezzare il muro del silenzio che Mussolini aveva creato intorno alla sua storia oppure, ancora, è un invito all'Italiano in sala a seguire il suo esempio, a non sottostare al volere del potente. Benito Albino adulto prende il volto del padre (sia Mussolini senior che Jr sono interpretati da Filippo Timi), ne diventa caricatura (fa il verso a suo padre dopo aver sentito un suo discorso alla televisione) e immagine speculare (anche lui ha il volto diviso a metà dalla luce espressionista ma il parte illuminata e quella in ombra sono invertite rispetto a quelle di Mussolini senior e quando è piccolo crede che il saluto fascista sia con la mano sinistra) schiacciata da un passato troppo grande per lui (dopo aver fatto l'imitazione cade a terra in ginocchi, distrutto).
“Vincere, e vinceremo ” sono le ultime parole del Duce che parla (filmato d'archivio) dal suo balcone in Piazza Venezia, ma contrariamente alla prima sequenza foud footage in questa sono visibili gli orrori della guerra, se qualcosa è in alto cade senza speranza verso il basso schiantandosi al suole, provocando morte e distruzione. Dopo la caduta di un aereo toniamo alla prima soggettiva del prologo, quella sull'orologio seguita da un primo piano del giovane Mussolini, pare preoccupato, come se avesse assistito con lo spettatore allo svolgersi degli eventi.



-E-

martedì 3 gennaio 2012

Non so che scrivere quindi antanizzo tutti voi

Salve popolo!
Come prematura il primo post del 2012? Volevo tenerlo per un'occasione speciale, fare un post scoppiettante e pieno di contenuti ma non mi viene in mente niente...ed è anche troppo tempo che non si scrive. Indi per cui la quale mi limiterò a consigliarvi la visione di un film:

"Die Liebe der Jeanne Ney"(Georg Wilhelm Pabst, 1927, Germania) in inglese "The Love of Jeanne Ney"

Qui di seguito trovate i sei clip in cui è stato diviso il film su youtube. E' in inglese ma dato che è anche muto si segue bene. Enjoy!













Mi congedo.
-E-

sabato 10 dicembre 2011

Prenotazione prematurata senza remore o lamenti

Salve popolo!
nel mio latitare sono contenta e felici oggi d'avere un argomento che ho riciclato da una sottospecie di recensione/compitino in classe fatto in 10 minuti.

Quindi Ecco a voi un meraviglioso (per me) Contro+C Control+V

Sulle note del Wagneriano Preludio de “Tristan und Isolde” si aprono gli occhi di una giovane donna; Un'altra porta in braccio il suo bambino, ma le gambe le sprofondano nella terra di un campo da golf; ; Dal cielo cadono uccelli morti; Un pianeta blu inghiotte la Terra. Con questo drammatico inizio, enfatizzato dall'effetto rallenty, si apre (e si chiude) “Melancholia” (2011, Danimarca), l'ultimo gioiello di Lars Von Trier.

Il senso materno spinge Claire (Charlotte Gainsbourg) ad ospitare la sorella Justine (Kirsten Dust), in forte crisi depressiva, nella sua villa sul mare.
Mentre si svolge questa piccola catastrofe familiare tutto il mondo scientifico è eccitato per il passaggio del pianeta Melancholia vicino alla Terra. Più si avvicina il giorno del massimo avvicinamento più il rapporto fra le due si inverte, fino al momento della collisione, quando avverrà il completo ribaltamento dei ruoli.

Lars Von Trier con l'aiuto delle due protagoniste e Brady Corbet (interpretante Leo, il figlio di Claire) va controcorrente rispetto al genere catastrofico (vedi pellicole come “2012” e “The day after Tomorrow”) trasportando la catastrofe mondiale sul piano intimo familiare. Fin dall'inizio non ci illude del lieto fine, come a ribadire l'ineluttabilità degli eventi.


Mi congedo.

-E-

mercoledì 14 settembre 2011

Distribuisco buoni consigli solo per poter dare il cattivo esempio

Salve popolo!
Oggi, nella data del mio genetliaco voglio regalarmi e regalarvi un post: l'argomento di oggi è lo stlaking.
Ci pensavo l'altro giorno guardando una di quelle orribili pubblicità sociali che non servono, nè serviranno mai a niente, ma che continuano a fare; la conclusione a cui sono arrivata è che siamo tutti stalker! Sconvolgente nevvero?
Per questa cosa dobbiamo ringraziare Mark Zuckerberg e tutti gli altri co-fondatori di Facebook.
Ovvio che non arriviamo a livelli maniacali da denuncia, sennò a quest'ora saremmo tutti in galera.

La questione è stata analizzata da me nel seguente modo:
Negli anni pre-FB fare lo stalker era una cosa impegnativa! Appostamenti, telefonate alla vittima designata o conoscenti della suddetta, biglietti minatori, pedinamenti e cose del genere. Insomma, ci voleva tempo e denaro, cose che non tutti hanno.

Grazie a Facebook adesso possiamo tranquillamente perseguitare con un clic e senza muoversi da casa!

Quindi ragazzi, se per caso vi siete sentiti Stalkerati da me sappiate che non intendevo farlo e che, nonostante il mio sport preferito sia farmi gli affari degli altri non ho la minima intenzione di perseguitarvi.

Così mi congedo con due trailer:

THE SOCIAL NETHWORK





THE PIRATES OF SILICON VALLEY



-E-

sabato 2 luglio 2011

Well, well, well

Salve popolo!
Vado di fretta quindi guardatevi questo Trailer (e dopo il film):


Mi congedo.
-E-

domenica 19 giugno 2011

S'i fosse fuoco, arderei 'l mondo; s'i fosse vento, lo tempestarei; s'i fosse acqua, i' l'annegherei; s'i fosse Dio, mandereil' en profondo;

Salve popolo!
Stasera non ho voglia di scrivere, anche perchè Rai3 da "Il Caimano" e lo voglio RIvedere.
Volevo informarvi che fra un esame e l'altro ho trovato sul tubo malefico una Web serie molto carina: "The Guild".

Vi posto il primo episodio (se cloccate su "cc" ci sono anche i sottotitoli) e vi lascio il link del canale dove trovate tutte e tre le stagioni :) .

Prima puntata:


Link del canale:
http://www.youtube.com/show/theguild?s=1

Mi congedo.

-E-

venerdì 17 giugno 2011

It's palin to see evil, inside of me is on the rise

Salve popolo!
Vi avevo promesso una recensione ed eccola qui:

Dr Horrible's sing – Along blog.

Si sa, il cattivo ha sempre un certo fascino, basta ricordare l'esempio recente del Joker interpretato da Heath Ledger in “The Dark Knight” (Christopher Nolan, 2008) oppure Alex DeLarge (Malcolm McDowell), protagonista di “A Clockwork Orange” (Stanley Kubrick, 1971). In “Dr Horrible's sing – Along blog” (Joss Whedon, 2008), film in tre atti distibuito per il web, il ruolo del cattivo viene completamente ribaltato, elevandolo addirittura a protagonista. Ma andiamo con ordine.
Billy (Neil Patrick Harris), nome d'arte Dr. Horrible, è un giovane uomo che vuole entrare a far parte nella "Evil Legue of Evil", guidata dal purosangue sanguinario Bad Horse. Un giorno Billy riceve una lettera dalla Lega in cui gli viene concesso un periodo di prova dal quale dipende la sua entrata o meno nella cerchia di Bad Horse. Sarebbe tutto molto semplice se la sua nemesi, Capitan Hammer (Nathan Fillion), e la donna di cui è innamorato, Penny (Felicia Day), non si fossero incontrati in seguito ad una sua operazione goffamente riuscita. Da qui inizia una caduta verso il basso per il povero Billy/Dr. Horrible, che da una parte riesce ad avvicinarsi a Penny e dall'altra la vede allontanarsi per perdersi nelle braccia di Capitan Hammer.
La trama, basata sul semplice triangolo amoroso (Billy, Penny, Capitan Hammer) vede proprio nell'elevazione del “cattivo” a protagonista il suo punto di forza, ma non immaginatevelo con il carisma e la classe di Joker o Goblin, Dr. Horrible è molto più simile al goffo ed occhialuto Peter Parker e al timido Clark Kent. Egli, come loro, non riesce a conquistare il cuore della donna che ama, ma mentre gli alter ego dei due personaggi marvel, riescono nell'impresa quando si trasformano, Billy fallisce anche sotto le sembianze di Dr. Horrible a vantaggio di Capitan Hammer. Egli, però, contrariamente al classico supereroe senza macchia, senza paura e rispettoso del prossimo usa spesso un linguaggio non proprio elegante (come nella sequenza dei preparativi per l'apertura di un rifugio per i senza tetto, fortemente voluto da Penny), fa lo spaccone quando lui e Billy si trovano nella lavanderia a gettoni e al suo prima appuntamento con Penny, una cena alla mensa della carità, ha un'espressione disgustata quando un senzacasa gli tocca affettuosamente la spalla per salutarlo.
Il sogno di Billy è ribaltare lo status quo, creare un nuovo mondo per Penny. Ella è il classico personaggio totalmente positivo (da questo punto di vista è forse l'unica vera eroina del film): per sostenere la sua causa con la semplice forza di volontà. Il suo incontro con Capitan Hammer la fa sentire come la principessa salvata dal cavaliere con l'armatura splendente, tanto da spingerla a credere che tutto andrà bene, questo anche in merito al fatto che la poverina non ha passato una vita facile, come dice a Billy durante una chiacchierata nella lavanderia a gettoni dove si sono conosciuti.
Il film è narrato dal punto di vista del protagonista Dr Horrible/Billy tramite i video blog che utilizza per parlare ai suoi fan. Egli ci si presenta nella primissima inquadratura del film proprio sotto questa forma di blogger: primo piano di Dr. Horrible, che indossa la sua uniforme da super cattivo e sullo sfondo il laboratorio dove lavora. Egli ci introduce subito nel suo mondo parlando della Lega dei Cattivissimi, di Cavallo Pazzo, Capitan Hammer, Penny. Questa scelta registica dice fin da subito che “Dr Horrible's Sing – Along Blog” è una film basato sul punto di vista del protagonista, sulle sue speranze, i suoi sogni e la sua caduta nel baratro della malvagità, in cui è spinto proprio dalla società che vuole combattere cui Capitan Hammer, a suo parere (probabilmente a buona ragione), è schiavo. La sua unica ancora di salvezza è Penny, che ad un certo punto sembra contraccambiare i suoi sentimenti ma, non rendendosi conto di quello che succede a Billy e continuando a frequentare Capitan Hammer, non fa altro che peggiorare le situazione interiore del povero Dr. Horrible. Nonostante la nostra posizione privilegiata di "lettori" ci spinga dalla parte del protagonista, Joss Whedon non smette mai di ribadire l'incapacità di questo: Billy si siede su una poltrona/trono troppo grande per lui mentre dice di voler conquistare il mondo; durante il primo video blog risponde alle lettere dei suoi fan e uno di loro lo chiama sarcasticamente "genio"; nel secondo atto tenta un colpo all'inaugurazione del "Superhero memorial bridge" che viene sventato perchè la polizia e Capitan Hemmer lo aspettavano in quanto non era stato a tento a quello che ha detto nei suoi video messaggi.
Lo stile usato da Joss Whedon è sobrio, i movimenti di macchina rendono l'azione dinamica e fresca, usa la profondità di campo per contrapporre situazioni serie a comiche, come all'inizio del secondo atto quando Billy spia Capitan Hammer e Penny; Il film è scevro dei mille di effetti speciali che contraddistinguono i “Superheros film” come i vari “Spidermen” e “X-Man” usciti recentemente, cose che gli permette di non essere troppo pacchiano, ma soprattutto, nonostante la drammaticità del tema trattato, Whedon ci impedisce di vedere questi tre quarti d'ora senza il sorriso sulle labbra e di prendere troppo sul serio la vicenda: basti pensare che la "Evil Legue of Evil" è guidata da un cavallo, che quando questo comunica con Dr Horrible spuntano tre cowboy canterini, che il migliore amico di Billy è un cattivo col super potere d'essere viscido e che il nostro povero eroe (o anti-eroe) le prende sempre e sonoramente dal suo antagonista.
Inoltre, “Dr Horrible's Sing – Along Blog” è anche un musical e il non nominare affatto la colonna sonora composta da Jed Whedon sarebbe come sfigurare Johnny Depp. Questa è perfettamente intonata allo stato d'animo dei protagonisti: per esempio i pezzi "My Freeze Ray", “My Eyes”, “Brand new day” sono la base dei video messaggi di Billy/Dr Horrible in cui ci introduce al suo amore per Penny, passando per la sua consapevolezza del male che cresce nel suo corpo (contrapposto all'amore che Penny inizia a provare per Capitan Hammer), finendo con la volontà del protagonista di uccidere la sua nemesi.
La struttura simmetrica del film, basata suoi video blog fa si che esso finisca esattamente come era cominciato: un messaggio di pochissimi secondi ai fan, nel laboratorio, sguardo in macchina: Billy dice solo due parole, le quali smontano (o quantomeno fanno vacillare) l'idea che si era fatto lo spettatore durante l'ultima sequenza, se non di tutto il film.

Voto 9

Mi congedo.
PS: scusate gli errori che sicuramente ci saranno ma non l'ho riletto.

-E-

lunedì 13 giugno 2011

It’s a brand new day And the sun is high All the birds are singing That you’re gonna die

Salve popolo!
Oggi ho scoperto che il film che ho sempre desiderato scrivere e dirigere è già stato fatto. A breve preparerò una recensione a modo ma intanto guardatelo. Si intitola "Dr Horrible's sing along blog". Vi posto il primo atto sottotitolato:



Mi congedo.
-E-

venerdì 3 giugno 2011

Se non sei abbastanza sveglio fatti un'endovena di caffeina

Salve popolo!
Devo studiare, quindi vi abbandono con questa chicca tratta da "La verità è che non gli piaci abbastanza" (titolo originale "He's Just Not That into You", regia Ken Kwapis, 2009):


(Clicca sulla foto per vedere il video)

Mi congedo.
-E-

lunedì 30 maggio 2011

You know it's gonna be all right!!!

Salve popolo!
La speranza si riaffaccia sul bel Paese (come lo chiamava il vecchio Dante) e la supercazzola oggi ha prematurato verso sinistra con tutta la forza di un'antani prematurato!

Ieri sera ho visto "Sweet November". Per chi ama le sdolcinerie è perfetto ma è consigliabile interrompere la visione alla penultima scena. Contrariamente per i cinici come me è importante vedere tutto il film, per poi alla fine farsi una grossa risata accompagnata da un fragoroso "SFAVAAAAAAAAAA" rivolto a Keanu Reeves!
Intreccio a parte lo stile del film, almeno da quando risulta dalla prima visione, è abbastanza banalotto. La cosa che mi ha compito è la genialità dell'attrice protagonista Charlize Theron: la sua è senza dubbio un'ottima dimostrazione attorica (come del resto è lecito aspettarsi da una interprete di quel calibro). A livello di montaggio c'è qualche sequenza interessante ma per esprimermi a fondo dovrei rivederlo.
Film nel complesso guardabile. Consigliato per gli amanti di "Love story", dei film romantici con quel pizzico d'amarezza alla "Giulietta e Romeo" e anche ai cinefili che hanno voglia di rilassarsi evitando cose troppo impegnate.

Mi congedo.

-E-

sabato 28 maggio 2011

Quando hai tutto chiaro significa che è arrivato il momento di mettersi in dubbio

Inizio (e concludo, ma questo potevo dirlo solo una volta completato) il post porgendo i miei complimenti a Wes Craven, grande uomo, di cui fino a poco fa non conoscevo il nome.. cosa totalmente ingiusta! Ho scoperto questo nome perchè dopo essermi goduta (purtroppo) per la prima volta "scream" e "nightmare" pensavo che l'autore fosse un genio.
Di scream adoro il finale dove i killer mostrano la loro psiche, facendo capire il perchè delle loro azioni, cosa banale ma ultimamente è sempre più difficile trovare un horror con un finale.. in genere è: -io all'improvviso ammazzo tutti nei modi più dolorosi e disparati, ma così per hobby-. Invece da brava amante della psicologia io sono interessata più a cosa c'è dietro, a cosa può togliere la ragione ad una persona. Qual'è la scintilla che fa scattare la follia. Si insomma gli Scream sono questo..... si accettano cosigli, se avete capito cosa intendo e conoscete qualcosa siete pregati di mettermene a conoscenza, ultimamente è lo scopo della mia vita.
Nightmare invece posso solo dire che come idea è a dir poco geniale! Fare un horror sui sogni. Trasformare quel "il sogno realtà diverrà" in qualcosa di terrificante, che magari ti risogni la notte, spaventandoti immensamente, in quando sognando che ti uccide pensi di morire realmente. Una gran trovata a mio dire.
Tornando sui miei passi, avevo appena finito di vedere questi due capolavori, quando ho scoperto essere dello stesso regista, estasiata da ciò ho fatto qualche ricerca, scoprendo che oltre a questi due, ha fatto anche "L'ultima casa a sinistra", "Le colline hanno gli occhi", "Il mostro della palude", "Wishmaster" e tanti altri capolavori. Oggi quest'uomo è entrato nel mio cuore :)

Beh, guardatevi "Scream" e"Nightmare" se non lo avete fatto perchè diffidavate come ho fato io fino ieri.

AH AL CONTRARIO: se vi capita "Paranormal Activity" vi consiglio caldamente di scansarlo.

BACI BACI
=V=

sabato 30 aprile 2011

se la giornata inizia così, è meglio andare ad inseguire le libellule in un prato

SO che finirà anche questa giornata.
Ieri sera ho visto "Benvenuti a Zombieland".. mi sembrava veramente simpatico, carino e brillante. Finchè non è apparsa lei............... forse sono io ad essere sempre più cinica, ma non sopporto più questo dover coinvolgere per forza l'amore in ogni cosa! Che palle!
Un film sugli zombie deve essere un film sugli zombie. Un po' di sarcasmo ci stava, ma quei due non potevano solo fare amicizia e poi per l'affetto che li legava lui le salvava il culo? No, devono innamorarsi, perché se erano solo amici, lei poteva tranquillamente essere sbranata da quelle creaturine! Visto così sembra quasi più cinica l'azione romantica che il mio averne le palle piene.

Per forza le coppie si fidano sempre meno l'un dell'altro, abbiamo la tv che mostra come le persone si innamorino facilmente di qualcuno appena conosciuto, solo dopo un caffè!
-Ciao sono Silvia!-
-Piacere sono Giorgio-
-Oh Giorgio quanto ti amo!!! Vieni a conoscere i miei?-
-Si! Domani è domenica? Andiamo a sposarci!-
..........e vissero felici e contenti fin quando Giorgio facendo la spesa non incrociò le mani di Samantha, che stavano prendendo il suo stesso pacco di biscotti...era per forza un segno del destino, Silvia l'avrebbe capito.

Wow la mia fantasia nonostante l'ora è veramente avanti!
Perchè la tv vuole flipparci il cervello ù.ù  ??
Grazie a quel macchinario, le femmine di tutto il mondo sono fermamente convinte che un giorno, magari con un doposbornia pazzesco, tutte spettinate, struccate e con occhiare record, andranno a far benzina, e chiederanno il pieno all'uomo della loro vita.
Per quanto riguarda i maschi, loro grazie a Jim e compagnia bella, sono convinti che se troveranno una adatta a loro (magari passati i 50 perchè prima si è ancora troppo giovani) dopo aver fatto 3 figli, le mogli saranno sempre belle, magre, dolci e pazienti come prima.. che potranno essere sempre stupidi allo stesso modo, perchè se lei si è innamorata di lui deve accettare anche il suo microrganismo più comunemente chiamato cervello, e non lo manderà a fanculo se lui si giocherà casa auto e figli.
.....................ripensandoci, forse la mia fantasia non è così tanto spiccata.
Buon sabato, sperando che proceda meglio del mio.

=V=